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Come intende la sua pittura

Delle mie opere mi è avvenuto di udire commenti così disparati, che ritengo la presentazione di questa scelta organica della mia produzione utile ad un chiarimento di quelle che sono le peculiari emozioni della mia pittura. E’ mia speranza che nel quadro dell’attuale pittura lombarda giovane questa rassegna completa della mia costante attività pittorica, perseguita con fede e raccoglimento, lontana da troppo facili polemismi, meriti di essere portata a conoscenza del pubblico appassionato. Molti contrasti hanno in questi ultimi anni reso assai complesso il problema già tanto difficile della ricerca di una vena viva e genuina che porti ad una autentica pittura italiana oggi. Neppur io ho vissuto questi anni alla finestra; se ho trascurato certe mischie non si potrà certamente dire del mio lavoro che sia estemporaneo e assente. Sono sceso nella strada e ho cercato nell’ansia viva del clima attuale le rispondenze che questo trovava nel mio intimo. Ma lo studio e lo sviluppo delle mie forze e delle mie qualità, quali maturavano in me, ho gelosamente custodito in quel raccoglimento che è solo regno nel quale un artista si possa veramente svolgere. L’insegnamento della polemica di oggi mi è parso rispondesse al bisogno di ordine e linearità che animava costantemente le idee motrici delle opere che mi accingevo a realizzare. Infine queste qualità mi sono parse essenziali alla buona pittura stessa, in quanto tale; tanto che, forzandomi ad uno stacco deciso dai canoni di quel verismo che ha corso ora di noi, e di ogni forma impressionistica, perseguii quel realismo tonale delle cose nelle diverse atmosfere, che rende così suggestivo il dipingere e richiede colore prezioso ma robusto, necessario all’architettura dell’opera, e forme serrate e composte. Credo che chi sappia guardare la mia opera senza lasciarsi distogliere da una prima impressione formalistica, possa scorgere in essa la dura disciplina traverso la quale ho cercato di dar vita all’intimo incanto che l’osservazione della natura mi suggeriva, affinando e arricchendo il più possibile nel lento maturare dell’esperienza i mezzi di espressione indispensabili alla creazione di un quadro. Riuscirà così palese fin dal più vecchio dei quadri qui presentati, “Gorla” del 1932, lo sforzo di evadere dal facile cromatismo pseudo veristico, ricercando invece quei ritmi chiari e architettonici che avevano racchiuso la mia visione, cogliendone gli arabeschi e facendo vibrare le masse tonali: in quell’atmosfera propria della prima emozione, che è sempre la ragione dell’arte, nella quale le cose non sono soltanto viste, ma osservate, sentite e amate.

Così scrisse in occasione della presentazione della sua prima Personale presso la GALLERIA del MILIONE, MILANO 1938.

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