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I Critici

Hanno scritto di lui:

Ma quello che più mi piace è il senso realistico e poetico che sostanzia la visione del pittore e si realizza in rapporti tonali e spaziali raramente riscontrabili in un giovane. CARLO CARRA’ – L’AMBROSIANO – 09.06.1935

 

Per questo le tele del Breveglieri non mancano mai d’interesse. In altri termini di fronte ai suoi quadri vien voglia di dire: ognuno sia pittore a modo suo, ma sia. CARLO CARRA’ – L’AMBROSIANO – 16.12.1937

 

Volevo poi dire anche questo: che non so se tutti i milanesi, almeno i milanesi, si siano accorti che i Giardini Pubblici di Milano hanno trovato da un pezzo il loro pittore e il loro poeta. Un pittore sincero, affezionato, costante con un’ombra di amnia fanciullesca: un poeta vivace come uno scolaro in ricreazione tra una lezione e l’altra e semplice come un soldato in libera uscita. Cesare Breveglieri precisamente. RADIUS – CORRIERE della SERA 12.05.1943

 

Breveglieri si lascia incantare dal prato della domenica che ha un’erba più verde dei giorni feriali e in quel verde egli trova rapporti sottili. Descrive la gabbia dei pappagalli, la latteria, il pergolato, il ponticello del laghetto artificiale. Si sente l’amore delle cose e dei luoghi che dipinge. RAFFAELE CARRIERI – IL TEMPO 19.08.1943

 

…..insomma, la pittura di Breveglieri ha un pregio che troppo spesso si cerca invano negli artisti di oggi tutti presi dai “problemi e dalle ‘ricerche’ trascendentali: il caldo amore per la vita è un modo personale di guardarla e di interpretarla”. ENRICO CIPELLETTI – STILE – agosto 1946

 

Il mezzo espressivo non permette a Breveglieri di dar vita alle voci notturne; ma egli pure, schiva la luce dei grandi meriggi, ed adora invece, i sottoboschi, i campicelli ombreggiati, le chiarità velate degli studi, le atmosfere repentine della fantasia…  MARCELLO BOLDRINI – Ferrania – giugno 1948.

 

La sua pittura è tutta nitida ed esposta: ritagli di tinte vivaci non modulate, a spicco su fondi netti, accanto ad altri ritagli altrettanto vivaci, senza mai tentativo di attenuare le difficoltà con colori medi e di più facile fusione. GUIDO PIOVENE – EDIZIONI del MILIONE – 1949

 

Breveglieri ci narra la sua storia, la storia della sua città e dei suoi abitanti: non un racconto in disegni, ma disegni che raccontano. ANTONIO TULLIER – ARTE MODERNA ITALIANA n.48 – ULRICO HOEPLI EDITORE – MILANO 1950 – (Vedi: Osteria a San Siro, La gabbia delle scimmie, Lungo i navigli, La vecchia latteria, Monluè.)

 

Più il tempo passa e più l’arte di Breveglieri appare schietta salda e originale. CANDIDO – 04.12.1955

 

Ma sotto l’aspetto primitivo delle sue composizioni si rivela lo studio dei grandi maestri e un senso modernissimo del colore, attuato a macchie pure, a blocchi, come un mosaico. LIANA BORTOLON – GRAZIA – 09.04.1961

 

Risolte le esperienze giovanili, maturo, accomunando intilligenza e sensazioni Breveglieri si sforzò con successo di penetrare lo spirito della natura staccandosi dalla realtà esteriore per cogliere l’universalità ideale in una visione placata e profonda. DINO CAMPISI – IL CONCILIATORE – 15.05.1969

 

Se fossi ladro (come oggi è di moda) farei di tutto per portarmi via “LA GABBIA DEI PAPPAGALLI” di Breveglieri…….. DINO BUZZATI – CORRIERE DELLA SERA – 29.03.1971

 

Un pittore così coscienzoso e così attaccato alla “qualità” da spingersi a controllare centimetro per centimetro il tessuto pittorico dei suoi dipinti allo scopo di vedere se conservavano in ogni loro parte la necessaria vibrazione. RENZO BIASION – OGGI – 26.04.1971

 

Lavora con metodo molto lento, dipinge a memoria, lasciando decantare l’emozione. Disegna sul vero quasi a impossessarsi della realtà che l’ha colpito, ma lascia che il dipinto maturi dentro, scelga i colori del ricordo, si carichi di una prospettiva interiore, diventi un paesaggio dell’anima. MARCO VALSECCHI – EDIZIONI GALLERIA delle ORE – 1978

 

Dalle prime retrospettive dopo la sua morte un inspiegabile ed ingiusto silenzio era sceso sul suo nome di questo pittore tra i più personali e ricchi di fascino di quanti operavano a Milano. RENZO BIASION – OGGI – 07.03.1980

 

Come aveva giustamente osservato Guido Piovene nel volumetto edito dalla Galleria del Milione nel 1949, Breveglieri lo si poteva considerare come un derivato dalla lezione della pittura astratta, per i suoi equlibri formali e cromatici, giovandosi cioè di un’arte eccellente ed è questa la ragione che a nostro avviso ne ha fatto un pittore figurativo di grandissima qualità. FRANCO PASSONI – CIRCOLO della STAMPA – 1983

 

Breveglieri adoperava sempre una matita Hardtmuth 2B e preferiva la carta bianca sostenuta: gli piaceva appunto il contrasto tra bianco e nero……. prendeva la sua cartella e via per le strade di Milano o dovunque si trovasse …….. era meticoloso e preciso non aveva tentennamenti. Cancellava assai di rado, perchè pensava molto prima di mettere un tratto sulla carta. GIOVANNI FUMAGALLI – ARTE – marzo 1986

 

Un’avventura che si sgrana, davanti ai nostri occhi, con la tenerezza di un muschio, ma altresì con la dolente ironia che fu, appunto di Gadda o d’un Tessa, loro e solo loro, ben più che i pittori coevi o immediatamente precedenti, sembrano i fratelli in passione soci, di Breveglieri. GIOVANNI TESTORI – CORRIERE della SERA – 04.03.1987

 

Dolce e delicata poesia di Cesare Breveglieri fatta di ordine, misura, pulizia per l’incanto continuo delle cose, la loro quotidiana magia in una casa, in un albero, in un volto! VITTORIO SGARBI – EUROPEO – 14.03.1987

 

“Emerge una visione di stupefatto candore con l’architettura che sfiora una dimensione quasi metafisica, pur nel rispetto degli elementi descrittivi del paesaggio circostante. La linearità della costruzione si sposa con le vibrazioni delle chiome degli alberi determinando la fusione di queste differenze in una luce irreale magica.” CLAUDIO CERRITELLI – STANZE DEL PAESAGGIO LOMBARDO – pag.38.

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